I malinconici alberi di Van Gogh

Fin dall’antichità, l’essere umano ha tratto ispirazione dal paesaggio e dall’ambiente naturale per creare opere cariche di poesia e significato. In particolar modo, l’arte ha attinto alle bellezze del regno vegetale, caricando di simboli, sfumature ed emozioni gli alberi e fiori ritratti su tela. Tra i maestri dell’arte che hanno saputo plasmare la natura secondo una visione personale e intima, si deve menzionare uno dei principali esponenti del movimento post-impressionista: Vincent Van Gogh. Scopriamo insieme lo stretto rapporto tra il pittore e il mondo vegetale, svelando alcune interpretazioni delle sue opere più note e profonde.

Brevi accenni sul pittore

Nato nel 1853 a Zundert, in Olanda, Vincent Willem Van Gogh è stato uno dei più importanti artisti del mondo occidentale, capace di influenzare ampiamente l’arte del XX secolo ed esercitare un potere di fascinazione fino ai nostri giorni. Autore instancabile, genio incompreso, dotato di una peculiare sensibilità che egli visse a tratti come una maledizione, nella sua breve vita Van Gogh ha prodotto e ci ha donato più di novecento dipinti e mille disegni. Egli è conosciuto soprattutto per i suoi ritratti, per la serie dei girasoli, la rappresentazione dei campi di grano e dei cipressi. Autodidatta talentuoso, Van Gogh non riuscì ad affermarsi nell’epoca in cui visse, contesto ancora molto legato alla corrente dell’impressionismo, e morì in povertà nel 1890, all’età di trentasette anni, a seguito di un tentato suicidio. Noto per la sua storia travagliata, i periodi di ricovero presso case di cura e l’episodio della mutilazione all’orecchio, Van Gogh ha lasciato un’eredità culturale non indifferente, e la sua visione della vita può essere ricostruita grazie alla nutrita corrispondenza epistolare con il fratello Theo, suo grande sostenitore e amico.

“Non bisogna copiare la natura, ma conoscerla”

Van Gogh era un attento osservatore, e il suo immaginario fu influenzato dall’infanzia passata presso una piccola comunità nel Brabante e il periodo trascorso in Provenza, dove si immerse nel contesto rurale e diede vita ad alcuni dei suoi più importanti capolavori, come “Campo di grano con Cipressi”. Qui, Van Gogh lavorò tantissimo, sfruttando la luce della soleggiata regione ed esaltando l’uso del colore, rendendolo più acceso, caldo e intenso. Inoltre, passeggiare per la campagna permise all’artista di stabilire una profonda connessione con l’ambiente naturale, spronandolo talvolta a dipingere all’aria aperta. Egli però non si limitò, come predicava il realismo di Coubert, a copiare la natura tale e quale a come si manifestava ai sensi, ma elaborò una particolare visione dei paesaggi, caricandoli di pathos e di simbolismi. Il colore stesso venne impiegato in maniera simbolica, assumendo il ruolo di testimone dell’emotività e dello stato d’animo dell’autore. Come affermò lo stesso artista, in una delle sue numerose lettere: “Non bisogna copiare la natura, ma conoscerla in modo che il risultato sia fresco e autentico”. Il rapporto tra Van Gogh e la natura fu talmente intenso, da accompagnare il pittore anche nei suoi momenti più bui: per esempio, “Campo di grano con cipressi”, dipinto oggi custodito alla National Gallery di Londra, venne realizzato nel settembre del 1889, quando era ricoverato nell’ospedale psichiatrico di Saint-Paul de Masole. La natura, perciò, diventò per lui anche un luogo di evasione, qualora non potesse essere raggiunta fisicamente.

Influenze artistiche

Pur non conformandosi a nessuna scuola o corrente artistica precedente o contemporanea, il rapporto stilistico e pittorico tra Van Gogh e la natura fu molto influenzato da artisti come Theodore Rousseau, il quale rese con cura l’anatomia degli alberi che raffigurò nelle proprie opere. Tuttavia, Van Gogh non voleva che la sua arte fosse una mera replica di ciò che gli stava davanti agli occhi. Il suo obiettivo era ricreare l’aura e il senso di libertà che provava da bambino, quando giocava nella brughiera, nei campi e nei boschi. Presto, però, i soggetti naturali si caricarono del dolore, oltre che del senso di straniamento e di oppressione, che l’artista provava, soprattutto durante le sue profonde crisi.

Strada con cipresso sotto il cielo stellato

Scegliere un’opera che rappresenti il legame forte tra l’artista e gli alberi è difficile, dal momento che tutte le tele dell’artista olandese sono estremamente personali e ricche di sentimento. Sono soprattutto i suoi ultimi lavori, prima della morte, a rappresentare la struggente identificazione che Van Gogh operò verso le piante. Tuttavia, non è errato affermare che “Strada cin cipresso sotto cielo stellato” sia uno dei suoi lavori più rappresentativi. Dipinto nel 1890, durante il periodo presso l’ospedale psichiatrico di Saint-Remy, questo olio su tela (oggi conservato al Cleveland Museum of Art, Stati Uniti) raffigura un paesaggio notturno, dominato da un cipresso oscuro e altissimo, che si erge cupo a occupare il centro del dipinto. Esso appare come una fiamma verde, vitale ed esplosiva, illuminata dalla luce della luna e di una stella inverosimilmente luminosa. Nonostante compaiano due viandanti, in basso sulla destra, che trainano un carretto, è il cipresso il vero protagonista della scena, ondulato e minaccioso, eppure malinconico e solitario.

I selciatori o platani con passanti e operai stradali

Un altro capolavoro che tradisce le emozioni forti provate da Van Gogh negli ultimi mesi di vita è “I selciatori”, tela prodotta sempre durante il ricovero a Saint-Remy. Il soggetto raffigura grossi platani, dalla corteccia spessa e rugosa, di colore blu, che si ergono su una stradina periferica. La sfumatura dei tronchi non è casuale, né realistica, ma veicola il senso di tristezza e di nostalgia che Van Gogh prova durante quel particolare periodo della sua vita. Il blu, infatti, viene spesso associato a malumore, senso di solitudine e poca energia. Tra l’altro il blu fu, assieme al giallo, il colore preferito di Van Gogh, proprio per la carica emotiva che esso riusciva a veicolare. Anche in questo caso, i grandi alberi dominano il paesaggio, mentre i lavoratori sono resi con poche pennellate, relegati ad angoli seminascosti. Una sorta di presa di potere della natura sull’azione degli esseri umani.

Un lascito per le future generazioni

Come abbiamo detto, l’eredità culturale di Van Gogh non è da ritrovarsi solo nelle sue produzioni artistiche, ma anche nelle sue memorie impresse sulle pagine dei diari personali. In una delle sue riflessioni, il pittore scrisse parole bellissime, in riferimento alla natura e al suo valore: “Vedo ovunque nella natura, ad esempio negli alberi, capacità d’espressione e, per così dire, un’anima”.