L’Acero riccio, una pianta ornamentale che mangia lo smog

L’aumento della produzione di smog e CO2, associato al preoccupante innalzamento delle temperature e all’effetto serra, ha reso necessarie nuove soluzioni per contrastare queste problematiche ambientali. Una di queste è la piantumazione dei cosiddetti alberi “mangia smog”, piante che assorbono un quantitativo di anidride carbonica e polveri sottili più elevato rispetto ad altre specie arboree. Oltre a possedere le caratteristiche tipiche della maggior parte degli alberi, come l’effetto barriera contro i suoni e gli schiamazzi, la regolarizzazione della temperatura e la salvaguardia della biodiversità, queste particolari tipologie di piante sono in grado di apportare un contributo in più nella mitigazione dell’inquinamento e nell’abbattimento di isole di calore nei centri urbani. Secondo uno studio di Coldiretti (2020), vi sono dieci specie di alberi che vanno assolutamente piantate, se si vuole contenere il proliferare di polveri sottili e filtrare l’aria, rendendola più sana e respirabili. Al primo posto nella loro classifica, troviamo l’acero riccio (Acer platanoides), una particolare variante di acero che è in grado di “divorare” fino a 3800 kg di CO2 nell’arco di vent’anni. Conosciuto principalmente come pianta ornamentale, soprattutto la varietà rossa “crimson king”, l’acero riccio può rivelarsi un prezioso alleato alla lotta contro l’inquinamento. Andiamo a scoprire meglio le caratteristiche e l’utilità di questo albero appartenente alla famiglia delle Aceraceae.

Caratteristiche: una bella presenza 

Sicuramente l’acero riccio è uno degli alberi più suggestivi da ammirare: con la sua chioma tondeggiante verde mela, che acquistano un tono porpora nella sua variante rossa, e le foglie dall’inconfondibile forma riccia, è perfetto per arredare le vie urbane  contornare i perimetri delle abitazioni e dei parchi pubblici. Poiché appartiene alla specie platanoide, l’acero riccio è in genere un albero abbastanza grande, a crescita veloce, che può raggiungere i trenta metri di altezza; inoltre presenta una chioma espansa che arriva  anche ai dieci metri di diametro. Si tratta di una specie molto longeva, capace di sopravvivere fino ai duecento anni. Il tronco dell’acero è eretto, slanciato, con un diametro di circa un metro e mezzo, la corteccia grigio marrone levigata nelle piante più giovani, e fessurata negli esemplari adulti (caratteristica che lo distingue facilmente dal platano). Ciò che colpisce dell’acero riccio, e che lo rende facilmente riconoscibile, sono le sue foglie: lisce, lunghe fino a quindici centimetri e larghe anche venti centimetri, con cinque lobi palmati, separati da incisioni superficiali, ciascuno dotato di denti acuminati, di color verde chiaro che in autunno vira al giallo o al rosso. In primavera, l’albero fiorisce, e i boccioli, piccoli e giallognoli, sono ermafroditi.

Piantumazione: cosa bisogna sapere

L’acero riccio è un albero che sopporta bene le temperature più rigide, anche sotto lo zero, e in genere predilige climi temperati e freddi. Non teme il vento forte, né la salinità, per questo si è diffuso anche negli Stati Uniti e nell’Europa settentrionale, spingendosi fino al confine del circolo polare artico. Cresce spontaneamente nelle zone umide, con terreni friabili, sia in pianura che in collina, e sopravvive fino ai milleduecento metri di altitudine. Quindi è bene sapere che l’acero riccio preferisce queste condizioni climatiche, oltre che un terreno florido e concimato dove affondare le radici e crescere. Se state pianificando di piantare un acero riccio, ma abitate in zone torride, forse vi conviene orientarvi su un’altra tipologia di pianta antismog (per esempio il Bagolaro, che cresce anche in Africa del nord e in Australia). È preferibile che la concimazione si esegua durante l’impianto, apportando del letame maturo, e garantendo un buon sistema di irrigazione per i primi anni. Quando l’acero diventa maturo, l’irrigazione è necessaria solo in casi di estati poco piovose e afose. La potatura va limitata all’eliminazione di rami secchi e rovinati dai parassiti, i quali tendono ad infestare spesso l’acero riccio. Fra gli ospiti indesiderati che attaccano spesso l’acero troviamo: l’oidio, un fungo che colpisce le foglie; la verticillosi, la quale si instaura nel sistema vascolare provocando il disseccamento dei rami; insetti come i lepidotteri, che si nutrono delle foglie,  ed un coleottero xilofago che scava negli organi interni, determinando il precoce disseccamento della pianta. 

Folklore e cultura popolare

Anche se in tempi antichi non ci doveva preoccupare dell’inquinamento e dei gas serra, l’acero era comunque una pianta tenuta in grande considerazione. In particolar modo, l’acero riccio rosso ha sempre incuriosito gli osservatori più attenti e i poeti, per via della mutazione delle sue foglie da verdi, a gialle fino a divenire color rubino. Nella mitologia greca, l’acero platanoide era associato a Fobos, il Dio della paura figlio di Ares, padrone dell’oltretomba; il rosso, infatti, era considerato un colore funesto e iroso. Il folklore europeo, invece, considerò l’acero un albero dalle mille proprietà, tra cui quella di tenere lontani i pipistrelli. Tutti noi, poi, ricorderemo senz’altro che la foglia d’acero appare su una bandiera: quella del Canada, paese che ha eretto l’acero a proprio simbolo nazionale.